In Cina sviluppato il primo computer-cervello

William Vidoni

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È stato realizzato dall’università di Zhejiang il computer che riproduce il funzionamento del cervello umano

Gli ingegneri dell’Università di Zhejiang hanno creato il primo computer che simula il cervello umano, soprannominato Darwin Mouse. In grado di imitare il modo in cui funziona un cervello umano e di affrontare calcoli complessi utilizzando una minima parte dell’energia utilizzata dai supercomputer convenzionali.

Sebbene la tecnologia sia ancora agli inizi, gli esperti dicono che potrebbe essere usata per eseguire grandi simulazioni in tempo reale e fare nuove scoperte in chimica, medicina e neuroscienze. Potrebbe anche essere usata per rivoluzionare il concetto di computer, portando a un’intelligenza artificiale più potente ed efficace.

Essere umano vs macchina

Con un peso di soli 1,3 chilogrammi nell’adulto medio, il cervello umano è il supercomputer più compatto ed efficiente del mondo. Conduce circa 1.000 trilioni di operazioni logiche al secondo, ha uno stoccaggio teoricamente illimitato e utilizza meno energia di una lampadina da 20 watt, secondo il progetto Human Brain, un programma di ricerca europeo.

Il nostro cervello raggiunge queste notevoli prodezze utilizzando circa 86 miliardi di cellule neuronali, ognuna delle quali forma fino a 10.000 connessioni con altri neuroni noti come sinapsi, per generare pensieri e coscienza. Gli scienziati sono stati affascinati dalle capacità del cervello per secoli, e negli ultimi anni hanno cercato di replicare i modi intelligenti con cui la nostra mente esegue i calcoli tramite i dispositivi elettronici.

Caratteristiche

Il Darwin Mouse raggiunge il livello di calcolo cerebrale attraverso 792 chip in grado di emulare e supportare circa 120 milioni di neuroni e quasi 100 miliardi di sinapsi. 792 sono pressapoco il numero di neuroni presenti nel cervello di un topo.

Il computer, che occupa la dimensione di tre telai di server standard alti 1,6 metri, richiede solo 350-500 watt per funzionare, ha rivelato l’università in un comunicato stampa. In confronto, Fugaku, il supercomputer più veloce del mondo, ha bisogno di circa 28,3 milioni di watt di potenza.

In una prova delle sue potenzialità, Darwin Mouse ha dimostrato di essere in grado di far funzionare diversi piccoli robot in uno scenario di salvataggio in caso di alluvione. I robot hanno lavorato come una squadra, elaborando contemporaneamente più compiti intelligenti come il riconoscimento vocale, il rilevamento dei bersagli e la pianificazione del percorso.

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Parola agli esperti

Pan Gang, professore presso il College of Computer Science and Technology dell’università, ha dichiarato che l’informatica neuromorfica è da tempo al centro dell’attenzione delle comunità scientifiche e ingegneristiche internazionali. È considerata uno dei metodi chiave per superare le principali sfide informatiche per l’intelligenza artificiale.

Foto di: chinadaily.com.cn/

Alla fine del 2018, l’Università di Manchester, nel Regno Unito, ha aggiornato il suo supercomputer neuromorfico SpiNNaker per gestire un milione di processori, consentendogli di eseguire 2 trilioni di azioni al secondo. Questo ha permesso alla macchina di eseguire simulazioni in tempo reale su larga scala, come la riproduzione di parti diverse del cervello.

Il Darwin Mouse utilizza un numero significativamente inferiore di processori grazie agli ultimi sviluppi dei chip simili a quelli del cervello.

Jin Xiaofei, uno dei ricercatori chiave dietro il computer cinese, ha detto che il chip Darwin II utilizzato nella macchina è uscito solo l’anno scorso. Può emulare il meccanismo strutturale e funzionale della rete neurale del cervello, con ogni chip che simula circa 150.000 neuroni.

“Rispetto ai chip tradizionali, i chip simili al cervello sono più abili nell’elaborare grandi quantità di dati ambigui, come quelli comunemente usati nel riconoscimento delle immagini, nella comprensione visiva e sonora e nell’elaborazione del linguaggio.”

Jin Xiaofei, ricercatore parte del progetto

Un altro vantaggio è il ridotto utilizzo di energia elettrica. Quando le informazioni vengono trasmesse, vengono attivati solo i neuroni che ricevono ed elaborano i segnali. Mentre gli altri neuroni rimangono inattivi, in modo simile a come funziona un cervello. Di conseguenza, il consumo di energia può essere ridotto ad una frazione di quello dei supercomputer convenzionali.

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“Speriamo di continuare ad evolvere i computer neuromorfi della serie Darwin verso il raggiungimento di livelli di intelligenza umana, ottenendo così un’intelligenza artificiale più potente con un consumo di energia significativamente inferiore”

Pan Gang, professore College of Computer Science and Technology

Secondo Pan, i computer simili al cervello possono farsi strada nella nostra vita quotidiana man mano che l’hardware e il software per la tecnologia matura.

Fonte: China Daily

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