Contributo dell’Associazione Silk Council a cura di Avv. Lifang Dong e Avv. Chiara Civitelli
Tra l’otto ed il nove aprile 2020, Silk Council ha intervistato alcuni parlamentari, ambasciatori, professori, giornalisti ed esperti italiani circa il potenziale impatto sociale, economico e geopolitico della pandemia di Coronavirus a livello nazionale, europeo ed internazionale. Si riportano di seguito i risultati dell’analisi.
Gli effetti sull’economia italiana, europea e globale e l’impatto sociale
Il 31 dicembre 2019 la Cina segnala alla comunità internazionale la presenza a Wuhan di alcuni focolai di polmonite ad eziologia ignota, che pochi giorni dopo saranno identificati come coronavirus Sars-CoV-2. Dal 23 gennaio 2020 Wuhan viene messa in quarantena con misure restrittive senza precedenti.
Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara il Coronavirus “emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale”, e poi “pandemia” dal 11 marzo 2020.

Il Governo italiano, dopo i primi provvedimenti cautelativi adottati a partire dal 22 gennaio (come ad esempio la costituzione di una task force presso il Ministero della salute e il divieto di atterraggio dei voli provenienti dalla Cina) dichiara lo stato di emergenza nazionale, affidando alla Protezione Civile il compito di coordinare le attività di sostegno alle Regioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Il 23 febbraio 2020 con Decreto legge n. 6 l’Italia adotta le prime misure di contenimento dei contagi e di supporto economico. Tali misure vengono successivamente attuate e modulate con diversi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, tenuto conto dei principi di precauzione e proporzionalità alla luce dell’evolversi dell’epidemia e sulla scorta delle raccomandazioni di un comitato tecnico scientifico.
Viene quindi limitata la circolazione delle persone e sospeso lo svolgimento delle attività produttive commerciali ed industriali, ad eccezione della vendita di generi alimentari e di prima necessità, dei servizi di pubblica utilità e dei servizi pubblici essenziali.
Vengono inoltre sospesi tutti gli eventi culturali e sportivi. Le scuole chiudono e le attività formative proseguono online. Tali provvedimenti restrittivi inizialmente applicati solo in alcune cosidette “zone rosse” del Nord Italia (11 comuni della Lombardia e Veneto) sono poi estese a tutto il territorio nazionale in data 9 marzo 2020.
Le sfide affrontate in Italia si sono presto poste anche in altri paesi del mondo con il progressi diffondersi dei contagi a livello globale. Se in una prima fase, sia la Cina che l’Italia erano state dipinte come “untori” da isolare e tenere a distanza, successivamente entrambi i paesi hanno ottenuto gli elogi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per le misure messe in campo contro il Coronavirus.
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Italia e Cina sono diventate due osservatori privilegiati e le decisioni prese dai rispettivi governi sono poi state replicate in altri paesi del mondo nella gestione dell’emergenza.
La crisi sanitaria rischia di trasformarsi anche in una crisi economica e sociale in tutti i paesi colpiti dall’epidemia. Le misure di distanziamento sociale e le limitazioni alle attività produttive e commerciali si sono dimostrate le uniche misure efficaci per rallentare la curva dei contagi, dando sollievo al sistema sanitario oberato da un eccessivo carico di pazienti da assistere. Dall’altro lato però, tali misure hanno profondamente cambiato le abitudini di vita dei cittadini con forti ricadute a livello sociale ed economico.

Come sottolineato nell’ “Analisi di Intelligence e Proposte di Policy sul Post-Pandemia Covid-19 (aprile 2020 – aprile 2021)” a cura di Mario Caligiuri, Presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) e Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, a livello sociale, oltre ad una pandemia sanitaria, abbiamo assistito anche ad una pandemia comunicativa.
I cittadini sono stati travolti da una mole significativa di informazioni, senza avere gli strumenti per comprenderle. Nella ormai chiamata “società della disinformazione“, sempre più spesso informazioni non veritiere diventano “virali” ed influenzano i comportamenti sociali ed economici, creando un “effetto panico”. Questo effetto può diventare pericoloso, soprattutto in contesti caratterizzati da crisi economica e conseguente disagio sociale, potendo mettere a rischio la tenuta democratica e l’integrità sociale di un Paese.
A livello economico si è registrato un brusco calo della domanda nei settori più colpiti dalle misure restrittive (commercio al dettaglio di beni non essenziali, trasporti, turismo, ristorazione). Molte imprese hanno dovuto riorganizzarsi in fretta per implementare il lavoro a distanza e per riadattare i propri modelli di business al nuovo contesto del distanziamento sociale. Le drastiche limitazioni alla mobilità internazionale delle persone e le limitazioni alle attività produttive hanno inoltre causato una contrazione degli scambi internazionali.
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Tutto questo ha portato le imprese a diminuire il proprio fatturato ed a esporsi ad una crisi di liquidità. Di conseguenza sono state messe a rischio anche l’occupazione ed il reddito delle famiglie. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) si calcola una caduta delle ore lavorate a livello mondiale del 6,7% (tradotte in posti di lavoro qualcosa come 195 milioni di impieghi a tempo pieno perduti, considerata una settimana lavorativa di 48 ore).
Secondo l‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’epidemia di Covid-19 ridurrà la crescita del PIL globale di mezzo punto. Altri enti, prevedono che la crescita del PIL per il 2020 potrebbe scendere a zero nel peggiore degli scenari previsti.
Per il Fondo Monetario Internazionale (FMI) assisteremo ad una decrescita del PIL mondiale del 3% nel 2020. La perdita totale ammonterà a quasi 9.000 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021, più del valore complessivo delle economie del Giappone e della Germania. Il FMI definisce l’attuale crisi da Covid-19, la recessione peggiore dalla Grande Depressione dagli anni 1930 e decisamente più grave della crisi del 2008, che ha determinato una riduzione del PIL mondiale dello 0,1%.

I rappresentanti istituzionali intervistati da Silk Council hanno ritenuto unanimemente “epocale” il potenziale impatto economico della pandemia da Coronavirus. Ad esempio, secondo il Deputato On. Pino Cabras: “L’insieme degli effetti – anche in termini di distruzione economica e di posti di lavoro – ha una magnitudine paragonabile a quella di una guerra mondiale. Decenni di neoliberismo selvaggio vengono azzerati di colpo e si riscopre che lo Stato è importantissimo e lo sarà a lungo”. Per il Deputato On. Andrea Romano: “a differenza della crisi del 2008 – che fu essenzialmente finanziaria – questa crisi rischia di colpire duramente i fondamentali produttivi dell’economia europea anche per gli anni a venire“.
Le conseguenze economiche del Coronavirus sono infatti determinate da uno shock esterno e per questo sono difficili da prevedere con esattezza. Rimane quindi opportuno ragionare in termini di scenari, come sottolineato dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nell’audizione al parlamento del 11 marzo 2020. Secondo la Senatrice On. Laura Garavini: “l’impatto economico della pandemia dipenderà soprattutto dalla rapidità di attuazione delle misure di contenimento e prevenzione dei contagi e dalla quantità di risorse che verranno stanziate per il sostegno dell’economia reale, oltre che ovviamente da quanto efficacemente verranno spese”.
In questo senso l’Italia ha già gradualmente adottato alcuni provvedimenti per sostenere il tessuto socio-economico colpito dal lock-down.
Con il “Decreto Cura Italia” n. 18/2020 è stato disposto un pacchetto di misure in quattro ambiti: a) potenziamento del sistema sanitario; b) protezione del lavoro e dei redditi; c) sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie; d) sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali.
Per far fronte a questo piano emergenziale, in Italia sono stati stanziati 25 miliardi di euro, che permetteranno di attivare 350 miliardi di euro di finanziamento a beneficio del mondo produttivo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’Informativa del 25 marzo alla Camera e del 26 marzo al Senato ha dichiarato che l’intervento economico effettuato, benché significativo, non è sufficiente.
Per questo sono allo studio ulteriori misure per incrementare il sostegno alla liquidità, che implicheranno stanziamenti aggiuntivi. La direzione indicata dal Governo per rilanciare la crescita dell’Italia è quella della semplificazione burocratica, del rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale e della ricerca scientifica, clinica e farmacologica e la salvaguardia della capacità finanziaria degli enti locali (a partire dei Comuni) per migliorare la qualità dei servizi pubblici e per assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti. Nella citata informativa, il Presidente Conte ha inoltre sottolineato la centralità degli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale e dell’impulso alla trasformazione digitale del Paese.

Come indicatoci dall’On. Manlio Di Stefano, il Governo italiano sta cercando di giocare d’anticipo e con un occhio al 2021: d’anticipo, in quanto già oggi in piena crisi Coronavirus il Governo sta approntando, in raccordo con tutte le principali realtà produttive italiane, una strategia condivisa per la ripresa.
Ad esempio il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio ha lanciato in questi giorni un “Patto per l’Export” con l’obiettivo di recuperare più in fretta possibile il tempo perduto a causa del virus.
L’On. Manlio Di Stefano invece si accinge a presiedere una serie di tavoli settoriali con tutte le maggiori sigle produttive italiane con le quali si discuterà dei problemi attuali, delle possibili soluzioni e delle prospettive future.
Alla luce di tale piano ambizioso, il Dott. Giuseppe Scognamiglio, Presidente dell’Eastwest European Institute, ci ricorda, infine, che le risorse italiane sono limitate da uno dei debiti pubblici più alti al mondo, per cui è cruciale l’intervento dell’Europa con misure straordinarie.
La leale collaborazione tra Stato e Regioni e la partecipazione di tutti gli skateholders sociali, economici e scientifici alle decisioni da adottare nella fase 2 a partire dal 4 maggio 2020 saranno inoltre fondamentali per determinare il successo dell’impresa. Proprio per questo accanto al comitato tecnico scientifico, il Governo italiano ha nominato una task force di esperti multisettoriali guidata da Vittorio Colao per intraprendere la ripresa economica-sociale.
Si necessiterà tuttavia di un’efficente cabina di regia centrale per evitare gli errori a cui abbiamo assistito in passato. Il decisore politico dovrà infine avere il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni, che dovranno essere indirizzate ma non più dominate dalle opinioni di una moltitudine di esperti.
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Il ruolo ed il futuro dell’Unione Europea nella lotta contro la pandemia
L’Unione Europea si è trovata del tutto impreparata a gestire l’emergenza. La sua reazione è stata tardiva ed ha messo in luce tutte le sue debolezze. Inizialmente si sono verificate tensioni per il blocco alle esportazioni di materiale sanitario imposto da alcuni Stati Membri (ad esempio Germania e Francia), poi superato grazie alla mediazione della Commissione Europea. La Banca centrale europea ha annunciato per il 2020 un piano per l’acquisto di titoli nel settore pubblico e privato di 750 miliardi di euro.
La Commissione europea con comunicazione del 19 marzo ha adottato un nuovo quadro normativo provvisorio per gli aiuti di Stato ed ha attivato la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità, consentendo agli Stati membri di discostarsi ulteriormente dagli obblighi di bilancio, imposti dai vincoli europei, per procedere con ulteriori stanziamenti di risorse per far fronte all’emergenza da Coronavirus. Tuttavia tali risposte sono ancora considerate insufficienti per compiere quel salto di qualità che qualificherebbe l’Europa come “unione” politica e sociale, prima ancora che economica.

Il Presidente del Consiglio Conte in una lettera del 3 aprile 2020 al Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha sottolineato l’importanza di una risposta europea tempestiva, adeguata e unita non solo per rilanciare l’economia degli Stati membri, ma anche per non perdere la sfida della competizione globale e per la salvaguardia del futuro dell’Europa stessa.
A tale proposito il Governo Italiano ha lanciato la proposta di un European Recovery and Reinvestment Plan, supportato da strumenti finanziari innovativi come gli European Recovery Bond, ovvero titoli garantiti direttamente dal bilancio europeo attraverso i quali gli stati membri condividerebbero il rischio solo per il futuro, senza mutualizzazione sul debito passato.
La liquidità raccolta dal fondo andrebbe poi distribuita ai governi europei maggiormente colpiti dall’emergenza Coronavirus, senza oneri di rimborso. Tale Fondo affiancherebbe altri strumenti di sostegno come il SURE, MES ed i finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti (BEI). Tuttavia, in sede di Eurogruppo, si fatica ancora a trovare un accordo sul “se” e “come” mettere in comune le risorse per fronteggiare la crisi. Stati membri, come Germania e Olanda, sostengono il ricorso allo strumento del Meccanismo Europeo di stabilità (Mes), che il governo italiano ritiene inadeguato, considerata la natura simmetrica dello shock da Coronavirus in tutta l’Europa, non legata dunque al comportamento di un singolo Stato.
I soggetti intervistati da Silk Council hanno concordato sul fatto che la sfida oggi non è solo il contenimento del contagio e la ripresa economica, ma lo stesso futuro del progetto europeo.
Il Dott. Giuseppe Scognamiglio, presidente dell’Eastwest European Institute, ha dichiarato a Silk Council che “l’Unione Europea sconta un difetto di leadership“ e che “il Governo italiano sta spingendo, insieme a Spagna e Francia, per fare un salto di qualità dalla cooperazione intergovernativa verso una capacità decisionale autenticamente federale, con un vero budget UE e una relativa capacità di indebitamento“.
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Per il giornalista Max Civili di Press TV invece: “la mancanza di solidarietà, per decenni indicata come principio cardine dai padri fondatori dell’UE, continua a rappresentare la debolezza più evidente dell’Europa unita. Il fatto che si faccia così fatica a scegliere uno strumento comune per contrastare la crisi socio-economica che sta già investendo “il vecchio continente” ne è la prova”.
L’On. Pino Cabras inoltre ha evidenziato come “Ci scontriamo con la volontà di una parte delle classi dirigenti europee di conservare i vecchi equilibri, con la loro intenzione di considerare “temporanee” le misure finanziarie occorrenti“ e che “La crisi pandemica ha ridotto i trattati europei vigenti a un simulacro che conserva tutta la parvenza delle vecchie regole, ma che le lascia nude, senza alcuna capacità operativa utile né immediata né in prospettiva“.
Infine il Senatore On. Gianni Pittella ci ha trasmesso l’augurio che: “i prossimi giorni siano utili a superare gli egoismi nazionali e a ridare slancio all’integrazione europea nella solidarietà e nelle condivisione dei drammi dei prossimi anni”.
La cooperazione internazionale nella lotta contro la pandemia e la collocazione dell’Italia nello scenario geopolitico ai tempi del Coronavirus
In questo periodo di emergenza non è mancata la solidarietà internazionale. L’Italia è stata parte attiva nella cooperazione ed allo stesso tempo beneficiaria di aiuti da parte di Cina, Russia, Stati Uniti, Cuba, Albania, Ucraina, Francia, Germania ed anche di altri paesi europei. Sono arrivati gruppi di esperti e di medici e tonnellate di prodotti sanitari e di protezione individuale.
L’aiuto fornito dalla Cina, Russia e Stati Uniti, anche virtù del loro significativo apporto, è stato molto apprezzato dall’Italia. Tuttavia parte dell’opinione pubblica italiana rimane scettica, poiché interpreta tali aiuti come tentativi di paesi terzi di ampliare la propria influenza geopolitica sull’Italia e sull’Europa, in quella che è stata ribattezzata “la diplomazia delle mascherine”.
La Cina è stata la prima ad aiutare l’Italia, ricambiando la solidarietà ricevuta all’inizio dell’emergenza e confermando una lunga amicizia, che aveva ricevuto un ulteriore impulso con la firma del memorandum di adesione alla Nuova Via della Seta dello scorso Marzo 2019. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella già ad inizio anno aveva dimostrato grande apertura alla Cina nel periodo di crisi sanitaria.

Un primo segnale fu lanciato con la sua visita del 6 febbraio 2020 ad una scuola romana frequentata da bambini della comunità cinese residente in Italia per contrastare gli episodi di razzismo che si stavano diffondendo nel paese.
Il 13 febbraio 2020 fu inoltre organizzato presso la Cappella Paolina al Quirinale un concerto straordinario per l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2020 e per il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche Italia-Cina, alla presenza dell’ambasciatore cinese a Roma, S.E. Li Junhua.
Il Presidente del Consiglio Conte in un colloquio telefonico del 16 Marzo 2020 con il Presidente Xi Jinping si è inoltre detto fiducioso che alla fine dell’epidemia i rapporti sino-italiani saranno ancora più solidi. Mentre l’On. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di stato al Ministero affari Esteri ha dichiarato a Silk Council: “Confidiamo in una ripresa a pieno ritmo degli scambi commerciali e degli investimenti in ambo i sensi tra Italia e Cina come conseguenza di tale crisi, anche approfittando del fatto che la Cina è uscita prima degli altri dall’emergenza Covid-19 e dunque è un mercato già pronto per le nostre merci”.
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Tuttavia, la stretta amicizia con la Cina suscita scetticismo e perplessità in una parte della politica e dell’opinione pubblica italiana. Tali preoccupazioni per uno spostamento dell’Italia sull’Asse geopolitico orientale Cina-Russia, hanno portato più volte il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio a ribadire la ferma collocazione dell’Italia al centro delle istituzioni politiche e di sicurezza del mondo occidentale (Alleanza Atlantica ed Unione Europea), chiarendo che lotta al Coronavirus e geopolitica sono su piani separati.
Della stessa opinione è l’ Ambasciatore Michele Valensise, già Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri della Cooperazione Internazionale dal 2012 al 2016, che in una docenza al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri ha dichiarato: “Paesi come Cina, Russia e Cuba hanno offerto aiuti importanti (all’Italia), ma questo non significa una modifica delle nostre alleanze internazionali”.
Interessante anche l’analisi geopolitica offerta dall’Ambasciatore nella predetta docenza: “Per anni il mondo è sembrato reggersi su tre blocchi, una specie di G3, costituito da Usa, Cina e Ue. Ma in realtà questo schema è superato, dato che l‘Ue è in ritardo e il suo peso politico è purtroppo minore di quello degli altri due attori. Né si può parlare di G2 (Usa e Cina), posto che le due potenze sono in forte antagonismo tra loro. Resta quindi plausibile ragionare, paradossalmente, su un G-0, in cui nessun Paese esercita una leadership riconosciuta”. In particolare sul ruolo della Cina, l’Ambasciatore ha proseguito: “La Cina, da Paese “untore” sta ribaltando il suo ruolo a Paese “salvatore”, con una accurata regia, utilizzando una efficace soft diplomacy. A conferma di quanto nella diplomazia di oggi sia importante, oltre all’elemento della forza, la componente costituita dalla reputazione, cioè la percezione da parte della comunità internazionale. E guardando indietro riaffiora l’immagine di liberatori che gli Stati Uniti irradiarono a ragione in Europa alla fine della seconda guerra mondiale, a integrazione della prova di forza dimostrata dal suo apparato militare”.
Infine, secondo il Presidente di Silk Council, Lifang Dong: “l’esperienza della pandemia ci sta dimostrando l’esigenza di ripensare la cooperazione internazionale in termini di multilateralità e non più di bilateralità. Le sfide globali odierne si stanno rivelando sistemiche e non possono più essere affrontate con i vecchi strumenti di governance internazionale o con pregiudizi ideologici. Da questo punto di vista accolgo con favore il progetto di una Nuova Via della Seta sanitaria, che si affianchi a quella economica, politica, sociale e digitale. Ricordo che il 2020 è l’anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina, il cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche e il decimo anniversario degli scambi culturali tra i nostri due Paesi, un anno che doveva essere foriero di numerose opportunità commerciali e culturali. In questi momenti difficili c’è bisogno di solidarietà internazionale, serietà e coscienza collettiva per affrontare insieme questa sfida globale, da cui siamo fiduciosi che ne usciremo più uniti e forti di prima”.
Il resto della storia la stiamo scrivendo insieme in questi giorni.
*Si ringraziano sinceramente la Senatrice On. Laura Garavini, presidente commissione difesa del Senato, il Senatore On. Gianni Pittella, vice presidente della 14° commissione permanente (politiche dell’unione europea) del Senato, il Deputato On. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri, il Deputato On. Pino Cabras, Presidente della Commissione congiunta Italia-Cina della Camera dei Deputati italiana e dell’Assemblea Nazionale Cinese, il Deputato On. Andrea Romano, membro della Commisione Affari Esteri della Camera dei Deputati e Professore di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tor Vergata, l’Ambasciatore Michele Valensise, già Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dal 2012 al 2016, il Dott. Giuseppe Scognamiglio, già diplomatico presso le Nazioni Unite, Turchia e Argentina ed attualmente presidente dell’Eastwest European Institute e direttore del Eastwest Magazine di geopolitica internazionale, il Prof. Mario Caligiuri, Presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) e Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria ed il Dott. Max Civili, giornalista e corrispondente in Italia del media iraniano Press TV.