Il progetto cinese non si ferma più
La Cina continua ad incentivare il suo ambizioso progetto, denominato “One Belt One Road Initiative“, progettando espansioni verso l’Artico.
Per quanto tale approccio da parte del governo cinese si stia palesando solo ora, già da diversi anni Pechino mirava a raggiungere quelle zone del pianeta, soprattutto per ragioni energetiche.

Un piano strategico ben congegnato
La Cina, dunque, punta con decisione a controllare i principali snodi energetici e commerciali della zona artica del pianeta.
Basti pensare che, ad oggi, la rotta Shanghai-Rotterdam attraverso il Canale di Suez richiede un tempo di percorrenza marittima di 40-50 giorni.
Grazie alla Via Polare, i tempi possono accorciarsi fino a 30 giorni.

Il 20% delle risorse naturali mondiali sono nell’Artico
Il riscaldamento globale, come è noto, porta a uno scioglimento sempre maggiore dei ghiacci. In particolare, in Groenlandia si stimano quasi 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio disciolte ogni anno.
Al di là della tragicità di questa situazione, l’occasione di poter raccogliere più facilmente le risorse energetiche liberate dai ghiacci disciolti è troppo ghiotta. E la Cina lo sa bene.
Gas, uranio, petrolio, zinco: ecco perché il governo cinese si sta appropriando dei principali siti energetici tra la Groenlandia e l’Artico.

I punti strategici
La Cina non ha perso tempo, acquistando i quattro maggiori giacimenti minerari dell’area.
Di fronte alla Polar Silk Road del passaggio verso Canada e USA, presso il fiordo Cjtronen, si trova il giacimento di zinco, ritenuto il più ricco della terra e gestito al 70% dalla cinese NFC.
Poi il maggior giacimento di rame a Carlsberg, gestito dalla Jangxi Copper, massimo produttore cinese di rame mondiale.
Il terzo è il giacimento di ferro a Isua, di proprietà della General Nice (Hong Kong); il quarto e ultimo giacimento Kvanerfjeld, all’estremo Sud, enorme riserva di uranio, questa proprietà della cinese Shenghe Resources al 12%.

Siamo solo all’inizio
Per chi dovesse pensare che la Cina sia in fase di crisi o rallentamento, questa è l’ulteriore prova che, per quanto l’economia cinese non cresca più a ritmi frenetici come qualche anno fa, certo non si è fermata affatto.
Anzi, il progetto One Belt One Road, fortemente voluto dal leader Xi Jinping, non ha fatto altro che rilanciare l’entusiasmo e la voglia di investire da parte del gigante asiatico.
Siamo solo all’inizio di una nuova fase, che vede la Cina sempre più prossima a un ruolo di leader a livello globale.
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